Abstract:
"I terremoti che hanno colpito L’Aquila nel 2009, l’Emilia nel 2012 e un’area vastissima in quattro regioni del Centro Italia nel 2016 hanno prodotto effetti gravissimi: la morte di 634 persone, migliaia di feriti e di famiglie sfollate, danni al patrimonio materiale, culturale e relazionale. Tragedie che, ancora una volta, hanno messo a nudo la fragilità di comunità e istituzioni largamente impreparate a far fronte a un rischio, peraltro prevedibile e previsto. Il tema della preparazione (preparedness) rispetto ai disastri naturali è da decenni al centro dell’azione dell’unisdr (United Nations Office for Disaster Risk Reduction), l’agenzia delle Nazioni Unite che si dedica agli interventi per ridurre i rischi dei disastri naturali. Dal 2005, l’agenzia esercita un’importante azione nell’orientare i governi e le comunità locali a rafforzare la loro capacità nel prevenire (ove possibile) i disastri naturali, ridurre (sempre) la vulnerabilità delle comunità esposte al rischio e aumentarne la resilienza. Nel quadro di azione proposto a Sendai (Giappone) nel 2015, noto come Sendai Framework for Disaster Risk Reduction, l’unisdr ribadisce due fattori-chiave su cui fare leva: a) preparare individui, comunità e organizzazioni economiche e sociali a fronteggiare i disastri naturali e i rischi a essi associati mediante misure idonee a ridurne l’impatto a tutti i livelli (individuali, sociali, economici); b) intervenire dopo i disastri per ricostruire meglio, cogliendo la ricostruzione come occasione per mitigare le conseguenze di futuri disastri, attraverso il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della popolazione, promuovendo democrazia e cittadinanza attiva nei territori colpiti. Tutto questo è sintetizzato nell’espressione Building Back Better, che significa appunto “ricostruire meglio”, un principio che non si applica solo agli edifici o alle infrastrutture materiali. Il Sendai Framework ribadisce la necessità di un’azione che riguarda molti aspetti tra loro collegati: il miglioramento delle condizioni di vita e delle opportunità di lavoro, la sostenibilità ambientale e una migliore qualità della salute, la consapevolezza di individui e comunità promossa attraverso una formazione mirata a ridurre la vulnerabilità materiale, sociale e psicologica, il rafforzamento del potenziale di sviluppo per rendere meno vulnerabili e più resilienti le comunità, le organizzazioni economiche e sociali, le istituzioni pubbliche e i territori: resilienti perché capaci di ricondurre a effetti sopportabili i rischi associati allo scatenarsi delle forze della natura. Dopo una iniziale ricognizione dello stato dell’arte sulla conoscenza e comunicazione dei disastri naturali (Parte prima), l’attenzione si sposta sull’innovazione sociale e sulle prospettive a medio-lungo termine delle comunità interessate da eventi catastrofici (Parte seconda). Seguono interventi dedicati allo sviluppo di cultura e paesaggio secondo il paradigma del Building Back Better (Parte terza), per proseguire con un’analisi di come le infrastrutture di tipo amministrativo, tecnico e giuridico incidano sulla resilienza delle comunità e dei territori (Parte quarta). Il volume si conclude con quattro interviste (Parte quinta), condotte dai curatori, che hanno immaginato un dialogo ideale fra le “strategie in azione” nel panorama nazionale. Si sono ascoltate le voci di istituzioni nazionali (Agenzia per la coesione territoriale e Dipartimento della protezione civile), di una nuova struttura governativa (Piano Casa Italia) e di un importante imprenditore (Loccioni Group) che, a vario titolo, sono impegnati sui temi della gestione dell’emergenza, della prevenzione e della ricostruzione postdisastro. Il volume descrive le opportunità e le sfide per la ricerca e le potenzialità della loro traduzione in politiche e pratiche per la riduzione dei rischi di disastri, con un’enfasi particolare per quelle azioni di prevenzione che coinvolgono ogni parte della società: dai governi ai cittadini, dal settore pubblico a quello privato. La necessità di sviluppare la connessione tra scienza, politica e pratica è, infatti, da considerarsi come una priorità nell’attuazione dell’Accordo di Sendai. La comunità scientifica, che possiede gli strumenti di conoscenza per offrire contributi di analisi degli effetti dei disastri naturali, ha il dovere di partecipare alla creazione di condizioni che incrementino la resilienza dei territori e delle comunità a rischio o già colpiti. Grazie alle sue competenze, essa può contribuire efficacemente a sostenere il processo attraverso cui ricostruire meglio. Attivando un fecondo dialogo fra i numerosi saperi disciplinari in gioco, si possono ottenere risultati straordinari a sostegno delle azioni da intraprendere. Azioni nelle quali il coinvolgimento delle comunità locali è indispensabile, se si tiene conto della vastità ed eterogeneità dei territori colpiti da eventi sismici solo nell’ultimo decennio in Italia: più di tremila comuni che coprono circa il 45% dell’intero territorio nazionale, ospitano il 40% della popolazione e il 31% degli occupati. Territori diversi per quel che riguarda altimetrie, densità di popolazione e trend demografici, struttura economica e produttiva, paesaggio, qualità della gestione del territorio, condizioni delle infrastrutture sanitarie, scolastiche e dedicate al trasporto. Un’interpretazione delle interconnessioni tra i molti elementi dell’analisi è la sfida che un vasto gruppo di ricercatori ha affrontato in questo volume. L’obiettivo è richiamare l’attenzione della comunità nazionale sulla necessità di aumentare la consapevolezza su quanto è possibile fare sin d’ora per attivare processi virtuosi nella direzione tracciata dal Sendai Framework, su quali risorse si possono mobilitare per migliorare, da subito, il nostro paese. Dai contributi di una pluralità di discipline e sensibilità scientifiche emerge l’esigenza di sostenere la ricerca su questi temi, di coinvolgere su di essi una massa critica di ricercatori, perché molte sono ancora le lacune di conoscenza e grande è dunque il bisogno di ricerca e d’innovazione, in parte incrementale, ma in parte anche radicale. Molti degli elementi che rendono il nostro paese così bello lo rendono anche particolarmente vulnerabile agli effetti dei disastri naturali. Perciò, viene naturale proporlo come hub internazionale della conoscenza sulla riduzione dei rischi di disastri naturali e presentare questa idea, in anteprima, alla vii Commissione Cultura, scienza e istruzione: è un riconoscimento dovuto al ruolo che il Parlamento e in particolare la vii Commissione possono esercitare nel mobilitare, a questo scopo, le forze migliori del paese."